“Più il mondo diventa spaventoso più l’arte diventa astratta”. Vasilij Kandinskij
Esposizioni:
Museo internazionale della marionette Antonio Pasqualino di Palermo. 06/10/2023 – 13/11/2023. XIX GiornataDelContemporaneo promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
Centro internazionale di fotografia “Letizia Battaglia” di Palermo 14-28/ maggio 2023 – Settimana delle Cultura Palermo 2023.
FOTOGRAFIE A TIRATURA LIMITATA
Digital photo – Stampa fine art – Certificato di Autenticità
D 30×40 cm – Edizione 1/12 – – D 60×80 cm – Edizione 1/6
info contatti: Cell. 388.1174429 – emai: l.ianni@tiscali.it
Title: MATRICE
Title: CRETTO
Title: PAPYRUS
Title: SPRING
Title: CONTINUO MOVIMENTO
Title: APNEA
Title: SIPARIO
Title: TRAME
Title: DANZA
Title: INTRECCI
Title: IMPRUDENZA
Title: NO TITLE
Title: BLUE ARTHECHOKE
Title: PINK ARTHECHOKE
Title: LOVE
Title: GARDEN
Title: CAMPO FIORITO
Title: LIFE
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info contatti: Cell. 388.1174429 – emai: l.ianni@tiscali.it
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Scrivono su RINATURAZIONE
Luca Iannì è un artista siciliano ma con una sensibilità più scientifica: non ferma un flusso di emozioni attraverso la tavolozza calda e solare tipicamente mediterranea, non è un impressionista che s’immerge nei colori o nel colore dei ricordi. Ha l’attitudine del filosofo, si interroga sulla vita e sull’uomo cercando risposte, offrendole attraverso l’arte. È un figlio della Magna Grecia, un ragionatore capace di trasformare la logica in poesia. È architetto, laureato con lode a Palermo; si occupa perciò di organizzare lo spazio antropizzato, di lavorare sulle esigenze di chi lo costruisce e abita. La prospettiva però è più ampia: non asseconda semplicemente i bisogni ma tenta di trovare un rapporto equilibrato fra l’uomo e l’ambiente.
Per assecondare questa inclinazione Iannì ha studiato Architettura del paesaggio, conseguendo un master in “Progettazione aree verdi” a Chieri, in Piemonte, presso la Fondazione Bonafous. Per diversi anni ha operato a Torino, in una terra – il Piemonte – in cui è stato da sempre molto forte il rimodellamento antropico dell’ambiente: basti pensare al canale Cavour, una via d’acqua di quasi cento chilometri pensata e costruita nell’Ottocento per favorire la risicoltura.
Luca Iannì è poi tornato in Sicilia, l’isola delle sue radici, portando con sé questo bagaglio prezioso, fatto di esperienze dirette, di storia, di tradizione culturale. Una volta definita la svolta professionale, il cantiere e la progettazione diventano meno preminenti; l’arte prende piede, avanza e si manifesta in nuove espressioni: dall’audiovisivo alla performance, dall’insegnamento al recupero ambientale in una riserva naturale.
Luca Iannì artista parte quindi da un’etica già matura e questo rende i suoi lavori intensi e significativi prima ancora di trasformarsi in estetica. Avendo già i contenuti è libero di cercare concentrandosi sulla materia della comunicazione: la carta da stampa, l’immagine rielaborata, la traccia digitale di ciò che il suo sguardo coglie nell’apparentemente dimessa realtà di ogni giorno. Le piante diventano la forma elementare, la nota, il frammento da ricombinare in un fraseggio che si fa musica, melodia e contrappunto.
Ciò che l’Artista stampa è il frutto di una paziente tessitura: dalla fotografia originale all’astrazione della forma, alla sua ricombinazione per ottenere quella spontanea naturalezza che diventa simbolo, essenza, senza rompere il legame con la pianta originale, le sue foglie, il desiderio di luce, la necessità della fotosintesi. Iannì ha una particolare attenzione alla percezione, al rapporto fisico con l’osservatore; le immagini sembrano ambienti per un attimo fermati in una realtà bidimensionale: vanno letti come luoghi possibili e perciò veri, anche se il viaggio è quasi completamente mentale, limitato al massimo nel gesto di una mano, nei polpastrelli che scorrono leggeri sulla superficie per assaporare la vellutata bellezza della carta Hahnemühle.
La sua ultima ricerca, esposta con successo a Palermo ai Cantieri culturali della Zisa e al “Museo internazionale delle marionette” ha per titolo “Rinaturazione”. È un termine tecnico, che comprende la volontà consapevole di abdicare al diritto improprio d’uso e distruzione dell’ambiente, un vezzo che diamo ormai per scontato all’umana specie. La rinaturazione tenta di recuperare gli ecosistemi, con una coraggiosa scelta di rispetto per ciò che diverso, necessario e complementare al nostro benessere e soprattutto alla nostra sopravvivenza.
Iannì guarda ad una Rinaturazione dello spirito, come diritto della natura ad avere il proprio posto nell’universo dell’arte per evitare che l’uomo si chiuda nel vicolo cieco e nella gabbia di una continua autorappresentazione. Ecco allora che gli elementi vegetali, fotografati nel disordine apparente della vita stagionale, diventano moduli costruttivi di una nuova realtà, che non tradisce la propria origine senza però diventare mera catalogazione, evidenza scientifica da erbario comparativo.
L’Artista lascia all’osservatore il piacere di scoprire quali fiori o frutti, quale foglia o nervatura sia stata presa dal vissuto per portarla nel mondo astratto della comunicazione visiva. Oltre l’indubbia eleganza e bellezza delle opere, quel che più stimola è la capacità di padroneggiare l’irruenza della materia organica, il prorompere della vita, l’esplosione di una inarrestabile primavera. Luca Iannì costruisce l’immagine secondo una logica apparentemente casuale: sono tutte forme in equilibrio, aggregati di funzioni che manifestano una propria logica interiore. Così come nella progettazione di un giardino i volumi non sono imposti ma ottenuti grazie alla scelta ponderata di una varietà arborea, alla sua forma matura, ai tempi della fioritura, alle necessità agronomiche. Stesso principio, a maggior scala e in vaste proporzioni, se si tratta di boschi, di prati, golene e brughiere. È un esercizio di equilibrio, di consapevolezza del progettare: un tenere in bilanciamento continuo una forza selvaggia, le peculiarità di un territorio e il fine di una possibile autonomia del complesso meccanismo biologico che si è voluto recuperare.
Nell’arte di Iannì questo processo professionale e mentale diventa astratto, sublimato: il palpito è la traccia delle origini, lo scatto fotografico. La gestione digitale dell’immagine è la consapevolezza che non deve scadere nella serialità ripetitiva o nello schema banalmente geometrico, cercando di giustapporre masse di memoria, densità visive e punti di interesse in un dialogo armonioso e sinfonico. Il fine è un rinnovato equilibrio tra l’uomo e la propria naturalità, fra l’Uomo Artista e il proprio bisogno di essere libero. Rinaturazione diventa un progetto individuale e collettivo che porta nell’interno di uno spazio abitativo la complessità affascinante degli ecosistemi naturali. Un foglio di carta che si trasforma in quintessenza, esperienza e simbolo della straordinaria varietà dei cicli biologici e della vita universale.
Massimiliano Reggiani (Critico d’arte)
con la collaborazione di Monica Cerrito
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“Partendo da elementi naturali, di natura vegetale o minerale, l’autore li rielabora e reinterpreta creando immagini con nuovi equilibri sia competitivi che cromatici, sollecitando la nostra attenzione verso il meraviglioso ecosistema naturale.”
Maria Antonietta Spadaro (Critico d’arte e curatrice della mostra ai Cantieri Culturali alla Zisa)
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“Il tuo progetto mi ha procurato un’emozione immensa. Un’emozione non già estemporanea, quanto l’emozione guidata dai significati dell’estetica così come il filosofo G. E. Moore aveva ravvisato. Elaborazione mentale a partire da una figurazione che non già soggiace alle impulsività del momento e che, al contrario, rendono universale il momento – confluenza di osservazioni attente, profonde e intese quali indagini continue. L’introduttiva citazione da Kandinskij è parte integrante dell’intero lavoro. Sintesi di una parola che è immagine, sintesi di una meditazione che trasla in immagini.
Scriverei ancora e ancora sulle tue creature. Sono fatti; sono il risultato di accadimenti che si svolgono in un silenzio incrinato.
Emozione, certo, ma si tratta di un’emozione che deriva da studio, da concentrazione, da visualizzazione. E’ la convergenza di tempo sincronico e diacronico; frantumazione ma non dissolvimento e né, tantomeno, dissoluzione.”
Carmen De Stasio (Critico d’arte)
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L’occhio del fotografo indaga la natura, l’inflorescenza, l’artista pone però una distanza che è l’artificio, la manomissione dell’elemento naturale. In questo modo Iannì trasforma le immagini dei fiori, dei vegetali e delle piante in nature morte, cristallizzate dall’obiettivo. E proprio nella loro astrazione dal reale dal verosimigliante che gli elementi acquistano nuovi e forti messaggi ambientali. La curiosità dello sguardo che indaga le piante da fiore le angiosperme che con la loro comparsa e diffusione 135 milioni di anni fa modificarono profondamente i paesaggi e gli ecosistemi dell’intero pianeta.
Luca Ianni è interessato alle tematiche ambientali e all’ecologia puntando il suo sguardo verso una natura fortemente degradata, dove la società perde anche quel senso del sacro che per millenni ha legato il rapporto uomo natura. L’artista ci obbliga a guardare come dentro uno specchio le nostre azioni, quelle di una società che si autodistrugge.
E l’astrazione il punto di forza del fotografo che allontanando l’immagine di chi guarda dal conosciuto crea un disallineamento che ci costringe a guardare ancora, a porci le domande su come le immagini possano e debbano includere incertezze e imprecisioni e di come sia essenziale trovare il modo giusto per raccontarle.
Ad ospitare la mostra, la scenografia di “La Foresta-Radice-Labirinto” (dallo spettacolo di Roberto Andò sui testi di Italo Calvino, con le scene di Renato Guttuso).
Cristina Stassi (Designer e Curatrice mostra “Rinaturazione nella foresta” presso il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo)
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