E’ l’ultimo dei tre video, dopo Incroci e Paesaggi abitati, realizzati sul tema della città.
La mia formazione di architetto mi ha sempre portato a leggere la città nei suoi aspetti più rilevanti, fisici e dinamici.
La periferia come metafora della contraddizione, luogo di convivenza dei vuoti.
Commenti:
Una città convulsa e paralizzata contemporaneamente. Bel lavoro Luca! (Emanuela Pulvirenti)
L’immobile ed arida periferia di una città come tante è animata attraverso questo racconto. Cemento sovrabbondante rispetto alla figura umana, ridotta oramai a periferia delle periferia. L’uomo sembra qui usato solo come punto grammaticale del racconto dell’ alterità tra cittadino e città. La città non più per il cittadino protagonista che la qualifica ma per un uomo ormai ombra, un uomo comparsa che appare e scompare troppo velocemente e non lascia nulla di se stesso. L’uomo ombra in contrasto con i nomi dei grandi uomini a cui sono intitolate le vie. Alla fine penso che questo racconto di solitudine della periferia sembri lasciare una speranza…il ricordo. Ripartire da chi non è stato solo frammento del tempo. Solo i nomi di un Montale o di un Pasolini sembrano riscattare la distanza tra l’esserci stati veramente e chi è silenzio e lontananza. (Salvatore Luzio)
Mi viene in mente La Capria, che scrive con Rosi il soggetto de Le mani sulla città, e così parla di Napoli: «Napoli è stata uccisa dalla speculazione edilizia. […] Cambiare la struttura urbanistica di una città significa cambiarne la morale. E Napoli è cambiata moltissimo dopo la speculazione edilizia: è stato allora che sono arrivate le periferie inabitabili, è stato allora che è nata la «corona di spine», così viene chiamata a Napoli la periferia, «corona di spine». Ed è allora che, come scrivevo in L’occhio di Napoli, se ti capita di sbagliare strada, vai a finire in periferia e puoi arrivare all’inferno.» (Angela M. Convertini)